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Gran parte dei manoscritti originali sono andati perduti ma copie realizzate
in tempi successivi sono pervenute fino a noi. Animali, persone e altri
elementi di contorno spesso servivano per illustrare le funzioni della
pianta; i demoni, per esempio, erano affiancati da specifiche erbe in grado
di tenerli alla larga. Tuttavia gli erbari medievali risultano nella
maggioranza dei casi piuttosto imprecisi e bisognerà attendere il XV
secolo per coglierne uno sviluppo significativo.
Nel corso del Medioevo, le illustrazioni botaniche continuarono quindi a
derivare dai modelli antichi attraverso copie e copie di copie via via
sempre meno aderenti al vero anche a causa di una nuova mentalità che
poneva attenzione più all’ideale che al reale: anche le piante vengono in
qualche modo idealizzate, schematizzate, ridotte all’essenza o arricchite di
particolari fantasiosi o legati alle (vere o presunte) proprietà terapeutiche
delle piante piuttosto che al loro reale aspetto.
Lo studio della botanica è sostanzialmente studio degli autori classici, di
ciò che è stato detto da Dioscoride, Plinio, Teofrasto…, le cui conoscenze
e credenze non vengono messe in discussione, ma continuano ad essere
tramandate in un misto di scienza e magia, in cui il potere della voce dei
“grandi” del passato è più forte della capacità critica e di osservazione dal
vero.
Ne è un esempio la raffigurazione della mandragora, pianta tossica della
famiglia delle Solanacee realmente esistente, alla quale venivano attribuite
virtù magiche : la forma particolare della radice, vagamente somigliante ad
un essere umano, aveva alimentato numerose leggende legate a questa
pianta, in particolare il suo potere di uccidere con un urlo straziante
chiunque osasse coglierla; per poter raccogliere la pianta, si consigliava
quindi di legarne la base al guinzaglio di un cane che poi, lasciato libero,
avrebbe corso strappando la pianta e morendo per le sue grida, lasciando
però la possibilità al suo padrone di coglierla. Nonostante bastasse
osservare la pianta per capire che si trattava di una leggenda, la forza
suggestiva della credenza popolare e dei testi del passato era tale che in
moltissimi testi medievali la mandragora viene raffigurata con sembianze
antropomorfe e legata al guinzaglio di un cane.
Nel corso di questo periodo si diffonde in particolar modo l’opera di un
autore di IV secolo d.C. noto come Pseudo Apuleio; gli esemplari più
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