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antichi sono andati perduti, ma il loro aspetto era probabilmente molto
simile a quello di due esemplari duecenteschi “di lusso”, conservati l’uno a
Vienna, l’altro a Firenze.
IL TRECENTO
Nel corso del Trecento si assiste a grandi cambiamenti nelle
rappresentazioni presenti negli erbari che, influenzati anche dalla cultura e
dalla medicina araba arrivate in Italia in particolare attraverso la scuola di
medicina salernitana, cominciano a staccarsi un po’ dalla tradizione
classica.
Anche le immagini botaniche si differenziano da quelle dei testi precedenti
e per la prima volta emerge l’esigenza di un maggior naturalismo, che
porta ad illustrazioni prodotte attraverso l’osservazione dal vivo delle
piante e non più attraverso la copia di immagini precedenti o basate sulla
sola descrizione testuale.
L’esempio più significativo a questo proposito è il cosiddetto “Erbario
Carrarese” o “Liber agregà”, oggi a Londra (British Library, Eg. 2020) ma
realizzato a Padova e databile tra il 1390 e il 1404. Si tratta di un riassunto
in volgare padovano di un trattato medico arabo, in cui il testo è
accompagnato da raffigurazioni di piante estremamente dettagliate e
realistiche, ritenute le prime di questo periodo dipinte osservando il vero.
L’attenzione al realismo è tale che le piante sono rappresentate nei loro
diversi momenti di sviluppo e in tutte le loro parti (fiori, frutti, radici, retro
delle foglie…). Nello stesso periodo si diffondono, al contrario, anche i
cosiddetti “erbari alchemici”, legati appunto a pratiche di alchimia e
magia, in cui le piante vengono raffigurate in modo tutt’altro che
realistico, con immagini schematiche e spesso contraddistinte da
un’innaturale simmetria.
PRIMO BOTANICO ITALIANO
Luca Ghini (Casalfiumanese, 1490 – Bologna, 4 maggio 1556) è stato un
medico, botanico e farmacologo italiano. Laureato in filosofia e medicina
presso l'Università di Bologna nel 1527, ha successivamente alternato
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