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Elena Scaravella

                  Gli archivi storici parrocchiali. Scelte metodologiche per la valorizzazione


                  Con  piacere  ho  accettato  l’invito  a  partecipare  a  questo  convegno  che  mi  offre

                  l’opportunità  di  condividere  con  alcuni  esperti  del  settore  una  riflessione  sulle
                  possibilità che le tecnologie attualmente disponibili nel campo della digitalizzazione

                  possono offrire  all’interno di un contesto particolare come quello di cui mi occupo;
                  quello  cioè  dei  beni  archivistici  prodotti  e  conservati  da  Enti  ecclesiastici.  Tale

                  riflessione deve inevitabilmente tener conto di numerosi fattori di carattere pratico,
                  economico e culturale che rendono assai complessa e  faticosa qualsiasi azione

                  volta alla salvaguardia e alla valorizzazione del nostro patrimonio archivistico e con

                  i  quali  l’Ufficio  Diocesano  per  l’Arte  Sacra  e  i  Beni  Culturali  si  scontra
                  quotidianamente  nel  tentativo  di  portare  avanti  con  efficacia  il  proprio  compito

                  istituzionale.
                  La  Diocesi  di  Massa Carrara  Pontremoli  possiede 244  archivi  parrocchiali  e due

                  archivi  Diocesani:  quello  della  Diocesi  di  Massa,    e  quello  della  Diocesi  di
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                  Pontremoli.
                  Se  gli  archivi  Diocesani  custodiscono    documenti  relativamente  recenti,  che  non

                  vanno  oltre  l’ultimo  quarto  del  secolo  XVIII,  ben  più  antiche  sono  le  carte
                  conservate  dalle  parrocchie.  Ancor  prima  che  il  Concilio  di  Trento  sancisse

                  l’obbligo di registrare su appositi libri la celebrazione dei principali  sacramenti, i

                  nostri sacerdoti cominciarono a lasciare testimonianza scritta della vita delle loro
                  comunità.   Essi non si limitavano a svolgere  e registrare le funzioni legate al culto:

                  amministravano ingenti patrimoni immobiliari, gestivano terreni destinati alle attività
                  agricole,  commissionavano  opere  d’arte,  acquistavano  beni  e  merci,  spesso  si

                  occupavano dell’educazione dei giovani e in alcuni casi svolgevano addirittura la
                  funzione di notai. Dalle loro carte scaturisce un quadro assai vario e dettagliato di

                  una società che aveva nella chiesa il suo fulcro e il suo punto di riferimento non

                  soltanto spirituale.





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                    La Diocesi di Massa venne istituita nel 1822,  mentre quella di Pontremoli fu fondata nel 1787 e fusa con
                  quella di Massa nel 1988. Precedentemente le parrocchie del nostro territorio appartenevano alla Diocesi di
                  Luni, poi divenuta di Luni– Sarzana.Gli archivi diocesani raccolgono i documenti prodotti dai diversi uffici di
                  Curia    a  partire  dal  momento  in  cui  essi  iniziarono  la  loro  attività.  A  questi  si  aggiungono  alcuni  fondi
                  aggregati provenienti da altre istituzioni ecclesiastiche, qui confluiti per ragioni diverse.

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