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disponibilità delle prime, può essere utile far pesare maggiormente il secondo,
mettendo a disposizione dei responsabili del progetto anche tipologie di metadati
già sperimentati e flessibili. Non solo otterremo un risparmio economico, che
consentirà di impegnare altre risorse in altri ambiti, ma indirettamente avremo
compiuto un passo deciso verso una standardizzazione, una integrazione tra le
reti create dai soggetti esistenti.
E tuttavia come avevo anticipato, in questo paragrafo intendevo suggerire un
collegamento tra la conservazione della collezione e la formazione degli
studenti. È inutile negare che anche la collezione digitale più raffinata, quella che
magari ha ottenuto un congruo numero di finanziamenti, è destinata a una
inevitabile e rapida obsolescenza se non è fruita, se non si apre verso utenti
esterni – in questo caso verso persone interessate al libro antico in tutte le sue
declinazioni - , e soprattutto se non continua a coinvolgere, in questo caso forse
coinvolge per la prima volta, anche gli utenti interni: nel nostro caso gli studenti.
Se il fondo della antica Biblioteca dei Gesuiti rappresenta la “collezione
fondante” della biblioteca, allora bisognerebbe far si che anche la nuova
collezione venga percepita come “fondante”, o almeno fondamentale, soprattutto
dagli studenti, presenti e futuri dell’istituto. E questo lo si ottiene ancora una
volta attraverso la loro partecipazione. In questo caso, pensando all’offerta
formativa da proporre a studenti liceali, ciò potrebbe essere ottenuto ancora una
volta, impegnandoli nel mantenimento e nella gestione di un apposito sito web,
della biblioteca e della scuola.
c) In conclusione è opportuno affrontare, anche solo sommariamente, il
problema di quali oggetti digitalizzare. Tale scelta chiama direttamente in causa
il catalogo, che nel nostro caso è accessibile tramite l’opac della rete provinciale
delle biblioteche (RE.PRO.BI ). Oggi, l’importanza della coerenza tra il record
catalografico e il formato immagine è un dato scontato, un requisito minimo nella
creazione di collezioni digitali di materiali antichi, e non solo . Eppure, appena un
decennio fa, lo ricordava qualche anno fa Angela Nuovo, non si ravvisava il
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valore scientifico, la valenza euristica delle riproduzioni digitali di libri antichi . In
pochi anni il panorama è completamente mutato e le prime sperimentazioni
hanno lasciato il passo a prassi di lavoro ben codificate. Sui problemi inerenti la
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A. Nuovo, Le biblioteche storiche in rete: etica dell'accesso e ricerca umanistica, in Il libro antico, cit.,
pp. 83-101.
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